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Samara challenge: la deriva della violenza e del bisogno di apparire

di Federica Federico

04 Settembre 2019

La Samara challenge sta rinnovando (e se fosse necessario estendendo) la fama di Samara Morgan, il personaggio immaginario del celebre film statunitense The Ring. Tutto ha avuto inizio in Sicilia: qualcuno (uomo o donna che sia, a seconda dei casi e dei luoghi) ha vestito i panni della bambina paranormale ed è sceso in strada per seminare terrore.

 

Dall’isola allo stivale, questa challenge è diventata un fenomeno di costume in espansione per emulazione: avvistamenti in Puglia, Calabria, Campania e in Lazio. Ma l’epilogo dello scherzo spaventoso lascia anche spazio ad alcune riflessioni amare su una moderna deriva della violenza e dell’aggressività, nonché su una disperata bramosia di notorietà.

Samara challenge

Samara challenge: siamo alla deriva della violenza, cosa non si farebbe per finire su Internet.

Chi si traveste da Samara sa quale personaggio sta rappresentando e ne rispetta la metrica artistico – cinematografica?

 

Se dovessi rispondere a questa domanda con un monosillabo direi: “NO!”

Le lenzuola che i video virali ci consegnano a testimonianza della challenge e i coltellacci branditi dalle varie Samara danno più la sensazione di un’azione goliardica, probabilmente persino tesa all’ottenimento di una visibilità virale.

 

L’intero corso di The Ring si intreccia con la cultura letteraria giapponese:

l’origine del personaggio di Samara è ispirato da Sadako Yamamura, protagonista di un omonimo film giapponese del 1998 e dei suoi seguiti;

Sadako, a sua volta, affonda le radici nella serie letteraria di Kōji Suzuki che principia con il libro “Ring” del 1991 (quasi 30 anni di storia della letteratura e del cinema che mettono in contatto oriente e occidente, peccato che per le Samara in lenzuolo bianco sia solo una roba per far paura e finire su Internet).

Samara challenge

Samara challenge VS The Ring

Samara challenge VS la Samara della letteratura e del cinema.

 

Per percepire la deriva violenta e virale della Samara challenge bisogna avere a disposizione qualche minimo dato su chi è la vera Samara.

 

Cercando di operare una sintesi breve, partiamo da un dato anagrafico: Samara Morgan era una bambina (la fisionomia del personaggio, quindi, dovrebbe rispettare un’età anagrafica giovane), la bimba, già dotata in vita di poteri paranormali, diventa uno spettro dopo aver trovato la morte per mano della mamma adottiva.

 

Ma procediamo con ordine:

Samara nasce da una violenza carnale, nella storia originaria, infatti, la mamma naturale, Evelyn Osorio, viene rapita e violentata da un ministro della chiesa.

 

L’intera gestazione è funestata dal dolore fisico e da quello mentale: la donna incinta ha visioni incomprensibili che la turbano profondamente.

Dopo la nascita di Samara le cose peggiorano: la neonata si dimostra capace di un rapporto telepatico con la sua mamma e, attraverso il potere della mente, le chiede di essere uccisa. Così, mentre il mondo intero è convinto che Evelyn Osorio sia depressa sino al punto di voler far del male alla sua creatura, il creatore di “Ring” racconta di una neonata che chiede di essere liberata dallo spirito malvagio che si è impossessato di lei.

 

La mamma naturale prova ad uccidere sua figlia gettandola in un pozzo, ma il suo gesto non si consuma, viene scoperta e Samara le viene tolta. Evelyn finisce in un ospedale psichiatrico e la bimba viene data in adozione.

 

Samara viene adottata dai coniugi Richard ed Anna Morgan e va a vivere nell’Isola di Moesko.

L’idillio in cui la bambina è inizialmente calata ha, però, presto fine: la mamma adottiva incomincia ad accusare i medesimi disturbi che avevano afflitto la mamma naturale e l’isola abitata da Samara viene scossa da accadimenti funesti.

Quando la coppia di genitori capisce che è Samara la causa di tutto questo, la bambina diventa l’incarnazione del terrore e il mondo normale la studia per curarla, ma al contempo la rifiuta e la teme. L’emblema del rifiuto sta nella scelta dei Morgan di relegare la figlia nella stalla insieme ai cavalli.

 

Più tutti temono Samara più i suoi poteri cattivi crescono.

Ricoverata in un ospedale psichiatrico sulla terraferma, Samara dà prova di essere incurabile: riesce ad imprimere strane immagini sulle pellicole della telecamera che dovrebbe riprendere le sue terapie, sembra non presente a se stessa ma governata da una forza malvagia.

Queste immagini non le faccio. Loro esistono e basta.

 

Samara challenge

Nessuno riesce a curare Samara. Una volta dimessa, la bambina porta con sé quei funesti poteri e la scia di terrore e dolore che l’aveva accompagnata non sembra cessare mai.

 

La mamma adottiva compie il più disperato dei gesti: getta sua figlia sul fondo di un pozzo di campagna. Il romanzo chiude un cerchio nel momento in cui la signora Morgan fa quello che aveva già tentato di fare la madre naturale di Samara. Mamma Morgan, però, riesce nel suo intento e Samara muore.

Il titolo del libro raffigura l’ultima immagine impressa negli occhi di Samara poco prima della morte: un anello (Ring), o meglio l’impressione visiva di un anello data dalla luce che trapelava dai profili del pozzo chiuso.

Samara challenge

Samara challenge: la protagonista degli scherzi non è scalza, non è sporca, non ha la caratteristica pelle diafana, né le unghie spezzate, divelte e nere.

 

La rete sta rendendo famoso un lenzuolo e dei capelli lunghi e scuri, una Samara in scarpe da ginnastica non si può vedere!

 

Samara è raffigurata con la pelle segnata, la veste sporca e le unghie nere e spezzate proprio perché ella è il fantasma di quella bimba morta nel pozzo. Samara, è scalza ed è segnata dai tentativi si uscire dal pozzo, ci prova per istinto di sopravvivenza graffiandone le pareti e quando torna al mondo manifesta i segni del suo omicidio.

 

Questa breve sintesi basta già a bocciare i travestimenti della Samara challenge.

 

Nel 2017 Samara è stata protagonista di uno scherzo perfettamente allestito: all’interno di un centro commerciale americano alcuni acquirenti hanno visto la bimba di The Ring uscire da un televisore. Vestito perfetto, contesto a reazione controllabile, spavento garantito, ma senza sfociare in un “procurato allarme”.

 

A Biancavilla, Sicilia, la Samara in semplice lenzuolo bianco ha attirato in strada moltissime persone. Apparsa all’inverno di una struttura pubblica (il futuro asilo di via Filippo Turati) Samara è stata letteralmente oggetto di una caccia alla strega. Colpiscono le immagini dei diversi ragazzini armati di mazze e seggiole e affannosamente intenti nella ricerca del “mostro”.

 

L’intervento dei Carabinieri, la fuga della improvvisata Samara hanno forse fortunosamente evitato il peggio? E che dire dei giornalisti che riportano l’inquietudine dei genitori rispetto ad una ipotetica pericolosità di Samara? E’ forse questa una notizia a cui dare eco e le paure dei genitori meritano menzioni nei Tg?

 

E’ psicosi, è accanimento su una non notizia, ma soprattutto è la deriva della violenza.

 

In una società civile non si filmano ragazzini armati di mazze e seggiole pronti alla “lotta”, né si filmano due persone che si pestano, perché, piuttosto, si interviene per fermare la loro violenza. La Samara challenge, invece, ci sta consegnando l’immagine di una società deprivata dei valori più importanti e capace di fare notizia sulla goliardia condita di violenza.

 

Il coltellaccio nelle mani di alcune Samara e le mazze nelle mani di chi le dà la caccia hanno la stessa matrice: non sappiamo più esprimerci senza violenza e non sappiamo più dare il giusto senso alle cose, spogliandole persino del loro valore originale. Insomma è la deriva della più arcaica legge del più forte, la stessa che anima il bullismo e che dà origine al disagio giovanile.

 

Samara challenge video:

Samara challenge video:



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