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Parto prematuro e depressione post parto: come sta la mamma

di Federica Federico

07 Novembre 2019

Quando un bimbo nasce prematuramente l’attenzione di tutti, medici, personale infermieristico, ostetriche e familiari, si concentra sul bambino, tanto piccolino e fragile, mentre la mamma resta in secondo piano. Così, fuori dai casi di problemi fisici legati alla nascita e alla gestazione, non sempre la donna viene considerata come soggetto a rischio o quantomeno soggetto delicato. Esiste una forte e plausibile correlazione tra parto prematuro e depressione.

Parto prematuro e depressione

Parto prematuro e depressione possono essere in stretta correlazione, una storia vera che dimostra l’importanza di chiedere aiuto.

Virginia Field-Bennett ha voluto raccontare al mondo la sua esperienza e lo ha fatto proprio per significare a tutti quanto parto prematuro e depressione possano essere intimamente interconnessi.

 

Virginia è una mamma 35enne, quando ha dato alla luce suo figlio, ha concretamente sperimentato che parto prematuro e depressione possono stare in rapporto tra loro e questa correlazione è tanto sottile quanto pericolosa, tanto reale quanto dolorosa. Oggi, a distanza di più di 2 anni dal parto, si racconta con l’intenzione di sensibilizzare tutti sull’argomento e sul dolore intimo e profondo delle mamme dei prematuri.

 

 

Parto prematuro e depressione, il distacco precoce – quando l’intero corpo della donna urla: “Dov’è il mio bambino”.

 

Mentre il suo neonato era in incubatrice, Virginia si sentiva attanagliata da una “colpa paralizzante” che le consentiva solo di piangere, le sembrava che il suo corpo urlasse costantemente: “Dov’è il tuo bambino?

 

Virginia aveva già sofferto di attacchi d’ansia e conosceva bene i sintomi dinnanzi ai quali chiedere aiuto per il proprio stato mentale. Ciò che l’ha colpita e ferita è stata la reazione dei sanitari del reparto in cui partorì: le fu detto che la sua condizione non era abbastanza seria da “meritare” un supporto. Non ci volle molto per capire che i fondi a disposizione del nosocomio non consentivano il trattamento dei problemi di salute mentale “non abbastanza rilevanti”.

 

Il parto prematuro e la depressione stanno in un rapporto di correlazione così probabile che attendere una valutazione di gravità della condizione della neo mamma può di per sé già essere un rischio.

 

Virginia era stata ricoverata diverse settimane prima del parto, aveva trascorso in ospedale più di un mese, era “immobilizzata” in un letto e si nutriva della speranza che il suo corpo trattenesse il bimbo quanto più a lungo possibile. La donna aveva chiesto aiuto al team di salute mentale già durante le cinque settimane precedenti al parto, cioè prima che le conseguenze traumatiche della nascita pretermine di suo figlio la gettassero letteralmente in uno stato di criticità emotiva.

Parto prematuro e depressione: l’esperienza in terapia intensiva neonatale è un trauma, i genitori vanno supportati nell’affrontarlo.

 

Di solito non rimango senza parole, ma sono rimasta scioccata quando mi è stato negato il supporto psicologico – racconta Virginia. – Era appena accaduto tutto e io già iniziavo a mettere in discussione la mia capacità di affrontare lo stress.

 

Gestire lo stress emotivo di una nascita prematura è difficile e faticoso perché si tratta di accettare una moltitudine di situazioni:

  • va accettata la deviazione del corpo rispetto al percorso “normale” della gravidanza;
  • bisogna accettare di vedere il proprio bambino piccolissimo, fragile, “intoccabile” e cullato dalle macchine in una casetta di cristallo;
  • va accettato il percorso del corpo che produce latte, muta biochimicamente e cerca difficili equilibri post parto mentre il cuore chiede del bambino eventualmente lontano e ricoverato per tempi più o meno “interminabili”.

 

La gravidanza di Virginia, nello specifico, non aveva dato avvisaglie problematiche sino alla 25esima settimana:

stava andando tutto bene fin quando una ecografia di controllo, compiuta a 25 settimane di gestazione, rivelò un problema con la cervice uterina.

In casi come questo lo choc per una neo mamma è enorme, si finisce a letto malgrado uno stato di salute apparentemente buono. Virgina racconta di essersi ritrovata in un letto di ospedale, messa a riposo, quando tutto le sembrava procedere normalmente e nel migliore dei modi, fu un vero trauma.

Un incubo assoluto per chiunque, fu una terribile introduzione alla genitorialità.

 

Già durante la sua prima notte in ospedale, Virginia dovette fare i conti con il panico, nella sua mente e nel suo cuore si erano imposti d’improvviso sentimenti grigi: quella gravidanza, in apparenza serena, era improvvisamente diventata a rischio.

 

Peraltro l’affollamento degli ospedali e la logistica dei ricoveri di emergenza non sono sempre di aiuto. Virginia rimase nella stanza destinata all’induzione del parto per le prime tre notti, a causa della mancanza di letti non aveva un suo posto nel reparto maternità né poteva essere dimessa viste le sue condizioni.

 

Ho affrontato problemi di salute mentale abbastanza a lungo da sapere quando chiedere aiuto, così l’ho fatto (ho chiesto aiuto, ndr.), non appena ho sentito le emozioni sfuggire al mio controllo.

Ho chiesto aiuto ogni giorno per le prime tre settimane, ero a letto nel reparto prenatale e circa ogni due giorni, fino all’arrivo di mio figlio, continuavo a chiedere aiuto.

Ho spiegato a ogni dottore che ha visitato di avere una storia di disturbo d’ansia generalizzato e depressione e che non stavo affrontando il parto prematuro con abbastanza controllo sulle mie emozioni.

Avevo bisogno di aiuto e non avevo paura di chiederlo. Eppure le mie richieste furono costantemente soddisfatte con facce vuote e mi fu detto ogni giorno che avrebbero esaminato il caso, che avrebbero parlato con qualcuno che mi avrebbero fatto sapere con chi avrei potuto parlare.

Nessuno è mai venuto. Mi sono sentita come se nessuno credesse che stavo davvero lottando.

 

Virginia non ha risparmiato parole meravigliose medici nel reparto neonatale che hanno assistito il figlio e nemmeno per il personale infermieristico che con lei è stato umano e garbato. Qui la “rimostranza” vale come monito: parto prematuro e depressione possono essere connesse, pertanto la condizione di ogni mamma di nati pretermine merita un’attenzione non superficiale ma specifica.

 

Quando Virginia entrò in travaglio spontaneo era a quasi 30 settimane di gestazione, da cinque era già ricoverata, per altre sei circa, tutte successive al parto, suo figlio è rimasto in ospedale.

 

ll bimbo di Virginia nacque sotto il chilo di peso: 957 grammi, meno pesante di un pacco di pasta da 1kg, così piccolo da stare quasi in una mano, fragile e legato ai tubicini della sua casa di cristallo. Questo già basta a destabilizzare una madre, senza contare le estenuanti settimane passate in ospedale e quella terribile sensazione di “incompetenza” nel trovarsi costrette ad assecondare un corpo che espelle il bambino con 8\10 settimane di anticipo perché non è più in grado di contenerlo. E’ qualcosa di devastante e doloroso.

 

Era in gran forma considerando la sua prematurità, ma e stato terribile doverlo lasciare lì ogni giorno.

Abbiamo avuto problemi a dormire, mio ​​marito ha ridotto della metà il suo carico di lavoro.

Stavamo affrontando tutto, ma io ero in lacrime ogni giorno, era come se il mio corpo gridasse costantemente: “Dov’è il tuo bambino” – ha dichiarato Virginia.

 

Avevo paura di entrare (in TIN, ndr) per vederlo, avevo il terrore che mi dessero cattive notizie, e mi sentivo lacerata per ogni secondo che non lo avevo vicino a me.

[…] Sentivo di aver deluso mio figlio perché il mio corpo non riusciva a trattenerlo, il mio corpo era la ragione per cui era nato così presto” – ha aggiunto la mamma.

 

Parto prematuro e depressione delle mamme – la TIN resta nell’anima.

 

La TIN è il posto della vita e della lotta, del dolore e della vittoria, ma non tutti hanno la stessa incondizionata fortuna. I genitori che vivono un’esperienza simile hanno il diritto a una speciale attenzione, anche psicologica, e questo devono saperlo tutti.

In TIN ci sono famiglie che non possono mai portare a casa gli angioletti nati anzi tempo, altre che piangono la perdita di un gemello, altre ancora che affrontano trattamenti medici e interventi potenzialmente a rischio vita.

 

FOTO DEL GEMELLO ANGELO, E’ LI’ ACCANTO A LEI, PROPRIO DOVE L’AVEVA LASCIATA

 

Dopo la TIN, alcuni bambini possono soffrire di condizioni limitanti o invalidanti anche permanenti, altri possono avere bisogni educativi speciali o un percorso medico da affrontare nel lungo termine.

 

Ai genitori può accadere che il crollo arrivi anche a larga distanza dalla TIN, le esperienze di accesso alla genitorialità scavano dentro e necessitano di essere metabolizzate. Non si può rifiutare ciò che accade in TIN, come non si è potuto né rifiutare né arginare ciò che è accaduto nel proprio corpo all’atto del parto prematuro, ma viverlo, per qualsiasi madre, non vuol dire accettarlo o superarlo immediatamente, viverlo vuole solo dire farne parte.

Gli effetti di alcune forti esperienze di vita si considerano nel lungo tempo e si acquisiscono non senza fatica. Il superamento e la metabolizzazione sono faccende graduali e gravose.

 

Sei catturato da un vortice di informazioni ed emozioni, vivendo con il pilota automatico, poi quando il tuo bambino è finalmente dimesso, sei sollevato ma non è come se fosse finito.”

 

Parto prematuro e depressione

Il figlio di Virginia 6 mesi dopo la sua nascita prematura e la TIN.

 

Se la vita vi mette dinnanzi ad un genitore che sta vivendo o ha da poco vissuto un’esperienza di TIN abbiate un approccio delicato:

  • offrite il vostro aiuto materiale, soprattutto alla mamma che è quella che ne ha sempre più bisogno;
  • non dite frasi come: “Crescerà, diventerà sano e forte” o “Poteva succedere due settimane dopo”, eccetera.

Mettiamo da parte il fatto che probabilmente il bambino di cui state parlando è già sano ed è solo una versione mini di quello che sarebbe stato se la gravidanza fosse arrivata a termine, e focalizziamoci su come i genitori percepiscono il figlio: il bambino nato prematuro appare ai genitori estremamente fragile e le su “differenze” dal figlio che avevano immaginato sono difficilmente traducibili in parole. A questi genitori, che vedono e toccano la situazione di un bimbo “minuto”, non servono molte parole banali.

  • Più che parlare di cose che non sapete o azzardare teorie e previsioni, siccome la TIN è un’esperienza unica, ponetevi in ascolto, spesso i genitori hanno solo bisogno e voglia di raccontare, sfogare, parlare per metabolizzare.

 

Parto prematuro e depressione

Il figlio di Virginia 2 anni dopo la sua nascita prematura e la TIN.

 

Se notate che una donna, prima e dopo un parto prematuro, manifesta difficoltà nella gestione dei suoi stati d’animo, è emotivamente troppo affaticata, ha disturbi del sonno, crisi di apprensione per la salute del bambino e stati emozionali delicati e fragili, spronatela a chiedere aiuto a uno specialista, spesso basta solo manifestare il proprio intimo sentire. Le mamme ne hanno bisogno più spesso e con più forza di quanto non si possa immaginare.

 


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