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Fare cilecca perchè: quando il rapporto non funziona

di Dott. Giuliano Gaglione

17 Maggio 2012

coppia sesso e amoreEsiste una casistica in cui almeno un partner ha difficoltà nell’approccio di tipo fisico, il che comporta un livello di fermento poco soddisfacente, con conseguenti problematiche nel raggiungimento del piacere, il che potrebbe inficiare non solo l’intera prestazione, ma anche lo stato di benessere del partner.

Questa situazione ovviamente mette in discussione l’intero equilibrio della coppia dato che l’individuo (f) rigido potrebbe non solo evitare la messa in atto di un rapporto intimo, ma anche non trasferire il proprio piacere al partner il quale non si sente soddisfatto e appagato.

Quest’ultima sensazione, come detto precedentemente provoca al partner non solo un senso di insoddisfacimento ma apre in lui anche delle questioni riguardanti la capacità di coinvolgere l’altro in un vortice di passione; dall’altro lato la donna può nutrire sensi di colpa in quanto non in grado di alimentare quel senso di piacere che diviene spesso linfa per garantire benessere alla coppia.

Tale situazione può essere dovuta a varie situazioni: l’ assunzione di farrmaci o malattie quali tumori possono provocare tale (f) rigidità.

Essa può essere distinta in:

  • Primaria, ovvero difficoltà orgasmiche da sempre esistite
  • Secondaria, insorto dopo un funzionamento normale
  • Situazionale, che si verifica in particolari circostanze
  • Occasionale, che si verifica saltuariamente.

Fare cilecca perchè: quando il rapporto non funziona Alla base della (f) rigidità possono ravvisarsi anche fattori a carattere psicologico: innanzitutto il soggetto sente il bisogno di garantire una prestazione più che soddisfacente affinchè il partner abbia una buona considerazione di sé e tale preoccupazione si traduce in un’ ansia da prestazione, la quale è solo la punta di un iceberg in cui è sotteso il “timore del fallimento”.

Un’altra causa potrebbe essere rappresentata dalla difficoltà di esternare le proprie pulsioni più intime, sia per timidezza, sia perché l’individuo è principalmente introverso, oppure perché in realtà non è consapevole di ciò che prova.

In effetti tale disagio potrebbe anche essere originato da una stimolazione poco soddisfacente del partner, il che comporta inevitabilmente la necessità di un’analisi più approfondita in cui non è più coinvolta direttamente una sola persona.

Se invece ci addentriamo in situazioni più delicate, è possibile soffermarci su una porzione di individui i quali sono rimasti altamente turbati da prestazioni precedenti in cui la loro figura è stata completamente annullata dal partner: ovviamente mi sto riferendo a casi di abusi sessuali in cui la sete di dominio da parte dell’altro abbia assolutamente occultato la possibilità di un piacere corrisposto.

Questa sofferenza spesso atroce, devastante, inspiegabile potrebbe comportare non solo difficoltà prestazionali, ma anche un’ansia anticipatoria che potrebbe influenzare l’intero rapporto.

Personalmente reputo che il primo passo da svolgere per poter garantire uno stato di benessere con se stessi e con l’altro sia assumere la consapevolezza di ciò che si sta vivendo in questo momento ben delicato; inoltre suggerisco di dialogare, di confrontarsi, di discutere su tale situazione, in quanto la chiarezza e l’onestà di una coppia sono elementi potentissimi per garantire complicità alla stessa. Tuttavia, nel momento in cui vi sia difficoltà a venire a capo di questo disagio, l’aiuto di uno Specialista potrebbe essere assolutamente benefico.



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